Cristoforo Solari (1465/1470-1524) è senza dubbio uno dei più importanti architetti e scultori del primo Cinquecento milanese, l'ultimo grande erede della famiglia originaria di Carona. L'assenza di una monografia dedicata alla sua attività di architetto, sovente inscindibile da quella di scultore, rivela le difficoltà incontrate dalla storiografia nella comprensione dell'architettura lombarda di primo Cinquecento, un periodo storico interpretato come una "sospensione" tra l'età di Ludovico il Moro e quella di Carlo V e caratterizzato, secondo molti, da una "stasi edilizia" dovuta al difficile quadro economico in cui versava Milano, stretta tra continui rivolgimenti di fronte, grandi battaglie, epidemie di peste e assedi. Cristoforo Solari è tuttavia l'unica figura di artista che secondo la storiografia, grazie ad alcune opere come l'atrio di Santa Maria presso San Celso, la tribuna di Santa Maria della Passione e il cortile di Palazzo Salvatico a Milano, il Duomo di Como e il chiostro di San Pietro al Po a Cremona, determina il passaggio dell'architettura milanese al nuovo secolo. I suoi progetti, così distanti da quelli del contemporaneo Giovanni Antonio Amadeo, rivelano un nuovo approccio all'Antico, proprio negli anni che vedono l'avvicendarsi tra la dinastia sforzesca e il dominio francese. Il volume tenta così di offrire alcune risposte ai molti dubbi riguardanti l'architettura milanese e lombarda di questo periodo, proponendo una sistematizzazione dell'intera attività di Cristoforo Solari che cerchi di indagare i principi di questa nuova sintassi.