Esiste una "psicologia" Buddhista? Per molti anni si è tentato di negare che il "pensiero orientale" fosse in grado di produrre ciò che in Occidente viene chiamata "filosofia". Certamente, essendo un termine di derivazione greca, si è ritenuto che il semplice atto di pensare e sistematizzare un pensiero sulla base di un preciso metodo fosse una prerogativa dei civilizzati occidentali, opposti agli "altri", tribali, orientali, e così via. Quando il pensiero buddhista è stato capito e studiato più approfonditamente, ci siamo resi conto però che esso non solo strutturava un preciso apparato filosofico, ma che il suo interesse principale era proprio capire come funziona l'umano, il suo essere nel mondo e percepire le cose del mondo. Volendo dunque trovare una "terapia", un percorso (magga) terapeutico per impedire che scorrette abitudini portino a ulteriore sofferenza (dukkha), non è forse corretto definire il pensiero buddhista una psicologia, e la pratica buddhista una psicoterapia? In questo testo l'autore si cimenta in un'analisi introduttiva del pensiero buddhista, basandosi principalmente sui testi originali del canone antico, regalandoci delle lezioni sulla psicologia buddhista non filtrate dalla riduzione e dal pensiero comparativo operato da forme moderne di sincretismo, come ad esempio la mindfulness, fornendo dunque uno strumento indispensabile per tutti gli psicologi o gli operatori nel campo di discipline orientali come lo yoga o la meditazione che vogliano conoscere più nel profondo ciò che mettono in pratica.
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